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Il racconto di questo capitolo (Genesi 3) è un piccolo capolavoro della letteratura di tutti i tempi. Ci immette, con arte, in un mondo dove si gode la bontà e la bellezza della creazione: Dio alla brezza del giorno passeggia nel giardino con Adamo ed Eva. Il godimento più bello che si possa provare in un dialogo intimo tra l’uomo e Dio. È il giardino dell’Eden.
Qui però, c’è pure un altro dialogo: la tentazione a cui Eva non sa resistere. È la rottura di quell’intimo rapporto. Il tentativo di ricucirlo non approda a nulla, inutile sono le cinture e la vergogna li spinge a nascondersi.
L’immagine che vediamo ci presenta la coppia dei nostri progenitori nel momento in cui Eva, convinta dal tentatore (il serpente) della bontà del frutto dell’albero, ne mangia e dona anche al marito. Con questo gesto, apparentemente innocuo, che soddisfa il gusto, che è gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza, ma che in realtà non tiene conto del comando di Dio, la coppia compie un atto di ribellione: è il peccato. E il peccato entra nel mondo e con il peccato la morte.
Le conseguenze sono terribili: Il serpente condannato a strisciare; la donna a partorire con dolore i figli; l’uomo a mangiare il pane con il sudore del suo volto finché non ritorna alla terra da cui era stato tratto.
Ma non tutto è perduto. Dio li prende in considerazione, prepara per loro tuniche di pelle e li riveste. C’è dunque un futuro di speranza per la vita presente e quella eterna.


Gli altri dipinti


Santuario San Nicodemo di Mammola - Diocesi di Locri-Gerace - Monte Lìmina
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