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Tobi, un pio isdraelita, divenuto cieco, manda il figlio Tobia nella Media a riscuotere il denaro che aveva depositato presso un parente. Il giovane è accompagnato da un angelo che rimane in incognito.
Passarono la notte presso il fiume Tigri, dove Tobia prese un grosso pesce e l’angelo gli disse: (cfr Tobia 6,4…) «Apri il pesce e togline il fiele, il cuore e il fegato; mettili in disparte». Ripreso poi il viaggio, quando erano vicini a Ecbàtana, Raffaele disse al ragazzo: «Questa notte dobbiamo alloggiare presso Raguele, che è tuo parente. Egli ha una figlia chiamata Sara e a te, come parente più stretto, spetta il diritto di sposarla. Tobia rispose a Raffaele: «Ho sentito dire che ella è già stata data in moglie a sette uomini ed essi sono morti nella stanza nuziale la notte stessa in cui dovevano unirsi a lei. Ho paura di morire e di condurre così alla tomba la vita di mio padre e di mia madre».  Ma quello gli disse: «Non temere! Quando entri nella camera nuziale, prendi il cuore e il fegato del pesce e mettili sulla brace degli incensi. L’odore si spanderà, il demonio fuggirà per non farsi più vedere. Poi, tutti e due pregherete il Signore del cielo perché venga su di voi la sua grazia e la sua salvezza.
Così avvenne. L’angelo recuperò il denaro e con Tobia e Sara, sposi, fecero ritorno a Ninive, dove col fiele del pesce curarono gli occhi del padre e Raffaele svela la sua identità esortando tutti a lodare Dio.

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Santuario San Nicodemo di Mammola - Diocesi di Locri-Gerace - Monte Lìmina
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